Padova capitale del fronte e della medicina durante la Grande Guerra

Padova, spesso chiamata la capitale del fronte per il ruolo svolto durante la Grande Guerra, deve essere ricordata anche per la funzione eccezionale che ebbe nell'assistenza sanitaria prestata ai soldati e nella didattica medica impartita agli aspiranti militari.
Poco tempo fa ho avuto modo di visitare una mostra con il tema “Padova capitale del fronte” presso un museo in centro città. Nonostante il prezzo d'ingresso di € 10,00 che includeva anche il museo, la mostra si svolgeva solo su due stanze, un po' troppo poco, secondo me, per trattare un tema così importate. E' stata comunque occasione per imparare cose nuove e vedere da vicino cimeli davvero importanti. Le foto che vedrete in questo post sono state fatte durante la mia visita. Una visita che è iniziata subito con il ruolo di Padova e della medicina durante la Grande Guerra.
Infatti, le nuove caratteristiche distintive del primo conflitto mondiale, che si connotò, tra l'altro, per diffuso impiego di armi moderne e devastanti e la trasformazione da guerra di movimento a guerra di trincea, imposero problemi di difficile soluzione, anche da un punto di vista medico.



ASSISTENZA SANITARIA
Ogni battaglione disponeva di un posto di primo soccorso, affidato a un Tenente Medico che doveva prestare le prime cure, stabilire le priorità di intervento e ordinare l'eventuale trasferimento nelle retrovie, verso gli ospedali da campo o addirittura gli ospedali territoriali. Al medico di battaglione spettava il compito di prestare le prime cure ai soldati feriti e l'ingrato compito di stabilire le priorità di intervento e l'eventuale trasferimento nelle retrovie: in altre parole doveva scegliere, in brevissimo tempo, il destino dei suoi pazienti.
I meno gravi, dopo una sommaria medicazione, ritornavano al loro reparto. Quelli, invece, che richiedevano maggiori cure ma erano ritenuti guaribili iniziavano un viaggio della salute che li avrebbe portati agli ospedali da campo e, se necessario, agli ospedali territoriali. Per i trasporti dei feriti venivano usati tutti i mezzi disponibili: teleferiche, battelli, treno e, in particolare, i treni-ospedale, appositamente allestiti e attrezzati.



Padova, in particolare, divenne in breve tempo una vera e propria “città ospedale militare”, con più di 20 luoghi adibiti a ricovero per i soldati. In quegli anni vennero ricoverati oltre 170.000 soldati, tra feriti e malati.

IL PROGRESSO DELLA MEDICINA
La Grande Guerra ha determinato in molti aspetti una notevole progressione della Medicina. Prima fra tutte, la necessità di difendere i soldati dalla presenza delle malattie infettive. Malaria, tifo, colera, tubercolosi e sifilide rappresentarono i nemici silenziosi degli eserciti. La sanità italiana rispose fin da subito con la produzione e la ricerca di sieri e vaccini. Sistemi di disinfezione chimico-fisica e tecniche di potabilizzazione dell'acqua vennero velocemente messi a punto. 



 
Le strumentazioni e le tecniche radiologiche da poco inventate entrarono correntemente nella pratica clinica per la ricerca di schegge, proietili e fratture.
Si affermò notevolmente la chirurgia plastica e ricostruttiva le cui tecniche si evolsero per fronteggiare lesioni demolitive. L'impiego di armi chimiche come i gas iprite e fosgene aprirono questioni sanitarie fino ad allora mai affrontate. Si impose, infine, la dolorosa questione dei Mutilati di Guerra a cui la medicina tentò di rispondere con la messa a punto di protesi, con la speranza di restituite un certo grado di funzionalità e favorire il reinserimento sociale dei soldati.


SCUOLA MEDICA DI GUERRA
Già nell'estate del 1916, l'elevatissimo numero di uomini feriti, ai quali si aggiungevano quelli malati, rese necessario un numero sempre più alto di medici al fronte. Al fine di reclutare nuovi medici, il Comando della Terza Armata realizzò un interessante esperimento di corsi accelerati a San Giorgio di Nogaro in provincia di Udine. Tuttavia, le lauree potevano essere concesse solo da una università: per questo motivo gli studenti vennero iscritti presso l'ateneo patavino.



Nel dicembre 1916 giunsero a Padova da tutta Italia oltre 1.300 studenti di medicina che costituirono il “Battaglione degli studenti di Medicina e Chirurgia”, sotto il comando del maggiore Carlo Salvaneschi. Per la didattica vennero realizzate aule capaci di ospitare fino a 500 studenti e nella scuola “Pietro Selvatico” venne allestita un'aula anatomica con ben 24 tavoli settori. I corsi iniziarono il 4 dicembre 1916 e, dopo 4 mesi di lezioni intensive, terminarono il 30 marzo 1917. Entro il 4 aprile si tennero 6.215 esami e a partire dal 5 aprile vennero conferite 534 lauree, eccezionalmente concesse senza la presentazione di una tesi.
L'organizzazione non riguardò la sola università, ma tutta la città di Padova, che si trovò a dover risolvere problemi logistici particolarmente pesanti, in tempi brevi e in condizioni disagiate.
Motivi per i quali Padova oltre ad essere città ospedale militare, venne trasformata in breve tempo in città universitaria di guerra.

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