Arrampicata: dalla montagna alle Olimpiadi di Tokyo

Che sia per relax o per sport, la montagna è amata da moltissime persone in tutto il mondo e l’arrampicata è tra quegli sport tipici di montagna che, seguendo i passi dello sci, hanno intrapreso un lungo percorso: dalle vette dei monti alle Olimpiadi. 

Si avvicina infatti la rassegna olimpica che per la seconda volta nella propria storia si terrà in Giappone e l’attesa per la trentaduesima edizione è in particolare per l’esordio di cinque nuove discipline ai giochi, fra cui l’arrampicata, appunto. Sarà la prima volta anche per karate, surf, softball/baseball e skateboard. 


arrampicata


Arrampicata sportiva finalmente nell’Olimpo degli sport

Da quando nel 2016 il comitato olimpico aveva dato l’ufficialità della partecipazione dell’arrampicata sportiva alle Olimpiadi di Tokyo, la disciplina ha considerevolmente accresciuto il proprio appeal anche a livello non professionistico. Sono aumentati i centri che propongono allenamenti di arrampicata, e i nomi dei principali atleti hanno iniziato a circolare in maniera più intensa, e non soltanto fra esperti e appassionati di scommesse, bensì anche fra giovani e amatori. Gli atleti italiani impegnati nell’arrampicata saranno Ludovico Fossali e Michael Piccolruaz per la rappresentanza maschile, e Laura Rogora per quella femminile. L’arrampicata farà dunque parte, con altre quattro discipline esordienti, della rassegna giapponese che si terrà dal 23 luglio all’8 agosto. 

Le specialità dell’arrampicata in gara

Il parametro per assegnare la tanto agognata medaglia d’oro nell’arrampicata è quello denominato in gergo tecnico “combinata”. Il che significa che l’atleta che trionferà avrà fatto registrare le migliori performance in tre specialità: lead che sta per “difficoltà”, speed che significa “velocità” e boulder. 

La lead sta ad indicare la classica arrampicata su parete di 15-25 metri; la speed è una gara di velocità il cui scopo è scalare una parete di 15 metri nel minor tempo possibile; mentre la boulder è sicuramente la specialità più particolare e si pratica su pareti di massimo quattro metri, su cui l’atleta è chiamato a risolvere problemi, blocchi, da scalare senza corda. Chi arriva all’ultima “presa” con entrambe le mani nel minor tempo è decretato campione della specialità boulder. 


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La crescita del movimento: dalle montagne alle palestre attrezzate 

In città e Paesi con un occhio che guarda sempre verso il futuro non è difficile trovare parchi attrezzati per lo sport nei pressi di coste e spazi verdi. In molte di queste strutture da un paio di anni stanno facendo la comparsa pareti attrezzate per esercitarsi e allenarsi nell’arrampicata. Tale sport fino a solo pochi anni fa era però considerato quasi estremo, pericoloso e non praticabile da persone che non fossero atleti. 

Ma anche grazie alla partecipazione della disciplina alla rassegna olimpica di Tokyo del 2020, lo sport si è “sdoganato” e l’interesse è cresciuto talmente che sono tanti i centri sportivi e le palestre che si sono attrezzate con pareti da scalare. In Italia, la costituzione di una federazione è storia davvero recente: le prime gare organizzate dalla neo nata F.A.S.I, Federazione Arrampicata Sportiva Italiana, sono del 1985 sulle montagne di Bardonecchia in Piemonte. 

Il percorso fatto da questo movimento nel corso di “soli” 36 anni è encomiabile e la partecipazione di tre atleti alle prossime Olimpiadi è il giusto riconoscimento a uno dei paesi che sono stati pionieri di questa disciplina. 


 


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