I GIORNO: 30 GIUGNO 2012
Prima di iscrivermi al corso di escursionismo CAI non avevo mai sentito parlare di Valbruna, nè tantomeno del monte Montasio o della Val Saresia. Il programma di questo corso prevede un'uscita di due giorni in queste zone, dove avremo la possibilità di approfondire le nozioni apprese in aula durante le lezioni teoriche tipo l'orientamento, il calcolo del dislivello e del tempo di percorrenza, la flora e la fauna alpine.
Il meteo previsto per questo weekend è ottimo, tanto sole e temperature elevate, tra le più alte dell'anno, circa 38 gradi in pianura e con un tasso altissimo di umidità. Per nostra fortuna, in montagna, dovrebbe essere un po' meglio e, cosa più importante, la probabilità di pioggia è minima.
Partiamo puntualissimi alle 7.00 da Mestre e impieghiamo circa due ore per arrivare all'uscita dell'autostrada di Ugovizza. Paghiamo il pedaggio, quindici euro (mica male), e seguiamo subito le indicazioni per Valbruna. Dopo pochissimi chilometri il paesaggio cambia completamente, lasciamo la Val Canale con la sua autostrada e entriamo nella così chiamata Val Bruna, accompagnati da prati e pascoli e con sullo sfondo lo straordinario scenario del monte Montasio. Come biglietto da visita non si poteva chiedere di meglio! Peccato di non esserci fermati a scattare qualche foto durante il percorso :((
Proseguiamo invece sempre dritto, oltrepassando il paese di Valbruna e, dopo qualche chilometro, arriviamo al parcheggio della malga Saisera. Qui parcheggiamo le macchine, circa due euro e cinquanta per il parcheggio per tutta la giornata, e iniziamo a studiare il nostro itinerario:
PARTENZA: malga Saisera m. 1004
ARRIVO: Rifugio f.lli Grego m. 1389
DISLIVELLO: 388 metri
Proseguiamo invece sempre dritto, oltrepassando il paese di Valbruna e, dopo qualche chilometro, arriviamo al parcheggio della malga Saisera. Qui parcheggiamo le macchine, circa due euro e cinquanta per il parcheggio per tutta la giornata, e iniziamo a studiare il nostro itinerario:
PARTENZA: malga Saisera m. 1004
ARRIVO: Rifugio f.lli Grego m. 1389
DISLIVELLO: 388 metri
Val Saresia, Montasio e Jof Fuart sono le star di quest'area e saranno i nostri compagni di viaggio per questi due giorni. Studiata bene la piantina e stabilita la direzione grazie alle bussole messe a disposizione dal CAI, fissiamo la nostra prima meta: il rifugio Fratelli Grego.
Dal parcheggio prendiamo il sentiero CAI 611 che sale senza particolari problemi immersone nel bosco di faggi e abeti; ci fermiamo ogni tanto per studiare i tipi di piante e alberi che ci sono, e arriviamo, dopo un'ora di cammino, al rifugio Fratelli Grego. Il rifugio sorge in una radura in mezzo al bosco, poco ad est della Sella di Sompdogna, nei pressi del laghetto omonimo. La struttura fu costruita nel 1927 e dedicata alla memoria di Attilio Grego, combattente della Grande Guerra. La vista si apre sulle pareti nord dello Jof Montasio e sui versanti ovest dello Juf Fuart e Nabois.
Anche se è molto presto, ci fermiamo qui per il pranzo. Pranziamo nella terrazza panoramica del rifugio con una vista straordinaria sulla parete del Montasio e quel poco che rimane del ghiacciaio omonimo, mentre dall'altra parte in lontananza si vede la Cima del Cacciatore con il monastero di Lussari. La giornata invita a rimanere sdraiati sul prato a prendere il sole e così facciamo per un'oretta, poi, recuperiamo di nuovo tutti i nostri zaini e attrezzatura e proseguiamo la nostra escursione. Prima però facciamo una piccola deviazione per ammirare il laghetto, o meglio quello che rimane del lago, a soli quindici minuti di cammino dal rifugio:
Ritorniamo nei nostri passi e, dopo essere ripassati per il rifugio Grego, iniziamo la discesa prendendo il sentiero n. 611, prima attraverso un bosco di faggi e abeti rossi, e poi attraverso una zona di mughi e pietraie dove il calore e l'umidità vanno alle stelle. C'è anche un tratto un po' esposto dovuto ad una piccola frana ma per fortuna nessun problema per attraversarlo; continuiamo così fino al bivio per il bivacco Stuparich dove ci fermiamo per una sosta nella poca ombra disponibile.
Fatte le foto di rito, circondati da un panorama da cartolina, prendiamo il sentiero n. 639 e continuiamo la nostra discesa che in 45 minuti ci porterà su quello che in primavera sarebbe il letto di un torrente ma che adesso, in luglio, è solo una distesa di sassi. E' da questa posizione però che il monte Montasio mostra tutta la sua bellezza:
Seguiamo, sotto un sole cuocente, le indicazioni del sentiero 616 e entriamo contenti di nuovo nell'ombra del bosco fino ad arrivare al parcheggio dove abbiamo lasciato le macchine questa mattina.
Finisce qui l'escursione del primo giorno, abbastanza semplice per il mio parere. Da qui partiamo in direzione Valbruna e arriviamo finalmente al rifugio o meglio alla casa alpina Kugy. Qui veniamo alloggiati in due sale con un totale di 23 posti letto a castello dotate di bagno e servizi in comune; bisogna però premunirsi di sacco a pelo dato che la struttura non fornisce lenzuola. Questa casa alpina è gestita dal CAI di Trieste e può essere considerata un rifugio a tutti gli effetti se non fosse situata in centro paese.
Seguiamo, sotto un sole cuocente, le indicazioni del sentiero 616 e entriamo contenti di nuovo nell'ombra del bosco fino ad arrivare al parcheggio dove abbiamo lasciato le macchine questa mattina.
Finisce qui l'escursione del primo giorno, abbastanza semplice per il mio parere. Da qui partiamo in direzione Valbruna e arriviamo finalmente al rifugio o meglio alla casa alpina Kugy. Qui veniamo alloggiati in due sale con un totale di 23 posti letto a castello dotate di bagno e servizi in comune; bisogna però premunirsi di sacco a pelo dato che la struttura non fornisce lenzuola. Questa casa alpina è gestita dal CAI di Trieste e può essere considerata un rifugio a tutti gli effetti se non fosse situata in centro paese.
La casa ha anche un ristorante dove si possono assaporare dei buoni piatti caldi, l'ideale dopo una giornata passata camminando. E' proprio qui che ceniamo con un menu a base di carne alla griglia. Il dopocena prevede, oltra a una lezione sul soccorso alpino, anche il test di fine corso ma, per fortuna, la stanchezza ha fatto si che questo venisse rimandato a settembre.
Andiamo a dormire subito dopo la lezione, domani c'è un'escursione più impegnativa, si va al rifugio Pellarini.
II GIORNO 01 LUGLIO 2012
La prima colazione è un po' deludente. Lo so, siamo in un rifugio, non posso certo aspettarmi un buffet da hotel a cinque stelle, ma per affrontare una giornata in montagna la quantità di calorie necessarie è ben diversa. La prossima volta saprò come prepararmi :)
Ecco qui l'itinerario:
PARTENZA: parcheggio ponte torrente Saisera m 869
ARRIVO: rifugio Pellarini m. 1499
DISLIVELLO: 630
Ecco qui l'itinerario:
PARTENZA: parcheggio ponte torrente Saisera m 869
ARRIVO: rifugio Pellarini m. 1499
DISLIVELLO: 630
L'escursione di oggi ci porta al rifugio Pellarini a circa 1500 metri di quota. Prendiamo le macchine e saliamo verso la val Saisera e dopo circa tre chilometri imbocchiamo a sinistra la strada che conduce al monastero di Lussari. Parcheggiamo qui le macchine e, dopo un veloce studio dell'itinerario (questa volta più veloce di ieri), prendiamo il sentiero n. 616 che attraversa il rio Klinken con una visuale fantastica dei nostri nuovi compagni di viaggio: le cime delle Rondini, Jof Fuart e Nabois. Dopo un tratto pianeggiante il sentiero inizia a salire leggermente in un bosco di faggio e abeti. Verso quota mille metri il sentiero inizia a costeggiare il rio Zapraha e ci fermiamo per una breve sosta all'altezza della teleferica porta materiali per il rifugio.
Da qui il sentiero diventa molto più stretto e si prosegue a sinistra sotto un costone roccioso da dove ha inizio una lunga diagonale a ridosso di pareti ricoperte di mughi e rododendri. Qui facciamo una veloce pausa per ricompattare il gruppo che, visto la notevole pendenza, si è un po' disperso. Continuiamo poi fino all'incrocio con il sentiero n. 617 che porta al monastero di Lussari e da qui il paesaggio cambia bruscamente: si apre l'ampio circo morenico sotto il rifugio Pellarini con un'impressionante vista sul gruppo della Madre dei Camosci separato dal Grande Nabois. Il caldo si fa sentire, per evitare un'ustione di primo grado, percorriamo velocemente questo tratto assolato e ci inoltriamo in un piccolo bosco fino ad arrivare in pochi minuti al rifugio Pellarini a quota m. 1499.
Il panorama è bellissimo, una zona queste della Alpi Giulie che mi sta colpendo particolarmente e che nulla ha da invidiare alle tanto blasonate Dolomiti, che frequento con grande passione.
Arrivo in rifugio con una fame da lupi e questa volta per pranzo, cadesse il mondo, ordino primo, secondo e dessert. Ecco qui il menu del giorno: gnocchi tirolesi con ragù di capriolo, polenta e salsiccia e strudel appena sfornato alle albicocche! Eh si, alla fine ero proprio sazio e ne valeva veramente la pena. Era tutto ottimo!
Approfittiamo del bel tempo per rilassarci un po' all'ombra e iniziamo il nostro cammino del ritorno attraverso lo stesso sentiero. Il sole è veramente fortissimo, oggi sono stati raggiunti più di trenta gradi a quota 1400 metri d'altitudine, importantissimo quindi avere un cappello per riparare la testa, crema solare e bere tanta, tanta acqua ( i classici consigli da telegiornale).
Lungo la via del ritorno ci fermiamo di nuovo presso la teleferica e proseguendo sempre lungo il torrente, arriviamo così al parcheggio dove abbiamo lasciato le macchine.
Finisce qui la nostra escursione; alla fine abbiamo fatto quasi 700 metri di dislivello senza però particolari difficoltà, a parte il caldo afoso che ha reso più faticosa la camminata.
Le alpi Giulie e, in particolar modo Valbruna, sono state una bellissima sorpresa. In alcuni tratti molto simili alle dolomiti ma molto meno sfruttate dal punto di vista turistico (pochi hotel e poca gente in giro per i sentieri), queste montagne hanno tutto ciò che un escursionista può richiedere: una natura ancora al 100% e una possibilità infinita di escursioni. Una ragione per ritornare.
ALTRE COSE DA FARE IN FRIULI VENEZIA GIULIA:
Arrivo in rifugio con una fame da lupi e questa volta per pranzo, cadesse il mondo, ordino primo, secondo e dessert. Ecco qui il menu del giorno: gnocchi tirolesi con ragù di capriolo, polenta e salsiccia e strudel appena sfornato alle albicocche! Eh si, alla fine ero proprio sazio e ne valeva veramente la pena. Era tutto ottimo!
Approfittiamo del bel tempo per rilassarci un po' all'ombra e iniziamo il nostro cammino del ritorno attraverso lo stesso sentiero. Il sole è veramente fortissimo, oggi sono stati raggiunti più di trenta gradi a quota 1400 metri d'altitudine, importantissimo quindi avere un cappello per riparare la testa, crema solare e bere tanta, tanta acqua ( i classici consigli da telegiornale).
Lungo la via del ritorno ci fermiamo di nuovo presso la teleferica e proseguendo sempre lungo il torrente, arriviamo così al parcheggio dove abbiamo lasciato le macchine.
Finisce qui la nostra escursione; alla fine abbiamo fatto quasi 700 metri di dislivello senza però particolari difficoltà, a parte il caldo afoso che ha reso più faticosa la camminata.
Le alpi Giulie e, in particolar modo Valbruna, sono state una bellissima sorpresa. In alcuni tratti molto simili alle dolomiti ma molto meno sfruttate dal punto di vista turistico (pochi hotel e poca gente in giro per i sentieri), queste montagne hanno tutto ciò che un escursionista può richiedere: una natura ancora al 100% e una possibilità infinita di escursioni. Una ragione per ritornare.
ALTRE COSE DA FARE IN FRIULI VENEZIA GIULIA:
- Vedi anche tutte le mie escursioni in montagna
Questa zona la conosco molto bene, e da quest'anno me ne sono appassionata ancora di più, tanto da organizzarmi in passeggiate non appena ho un attimo di tempo!
RispondiEliminaSto pensando anch'io di iscrivermi al CAI :)
io era la prima volta che ci andavo e mi è piaciuto molto. spero di organizzarne un'altra prima che finisca la stagione del trekking, magari al monastero di lussari sempre lì vicino.
RispondiEliminaComplimenti, che bell'articolo sulle alpi Giulie!E' vero non hanno nulla da invidiare alle dolomiti,l'unica differenza è che il comprensorio dolomitico è molto più ampio, ma io ad esempio quando sono andato sulle Giulie non mi sono mai annoiato e stufato di fare le stesse camminate già fatte.( Non le ho nemmeno fatte tutte).Ma è ancor più bello quando senti dire queste parole a un veneto a cui certamente le dolomiti sono più accessibili, in termini di strada, delle Giulie. Il rifugio pellarini a dire la verità mi manca in termini di itinerari svolti. Me ne ha parlato un amico che c'è stato l'anno scorso. Mi è stato detto che c'è un tratto in un bosco fitto, lì è segnato bene il sentiero?
RispondiEliminaGrazie e complimenti ancora per l'articolo
ciao grazie! si il sentiero per il pellarini è immerso in un bosco ma è ben segnato! per me le alpi giulie sono state una belle sorpresa perchè sono arrivato totalmente impreparato (dato che organizzavano gli altri)e senza grandi pretese, invece ho trovato montagne bellissime che in alcuni punti sono molto simili alle dolomiti. in più il tempo di arrivo è stato solo di due ore tutto in austostrada, cosa che non è male, se metti in conto che per arrivare ad alleghe che è "vicino" a casa mi ci impiego due ore e mezza. una ragione per tornare! magari fare il monastero di lussari :))
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