Nelle foreste, nelle praterie e nelle regioni montuose di tutto il mondo, un'icona della fauna selvatica si distingue per la sua eleganza e la sua maestosità: il cervo.
Con le sue corna imponenti e il portamento regale, il cervo incarna la bellezza e il mistero delle terre selvagge.
In questo articolo, andiamo ad esplorare le caratteristiche distintive del cervo, svelando curiosità e informazioni sul suo habitat e stile di vita.
Il cervo, nome scientifico Cervus elaphus, è un mammifero ungulato appartenente alla famiglia dei Cervidi. Presente in gran parte delle nostre montagne, questo animale affascina per la sua imponenza, eleganza e comportamento sociale.
DIMENSIONI:
I maschi adulti possono essere lunghi sino a 2,50 metri e alti al garrese sino a 1,20 metri con un peso che va da 200 a più di 250 kg. nei casi eccezionali.
La femmina è notevolmente più piccola, raggiunge solo eccezionalmente i 160 kg. di peso.
La loro speranza di vita si aggira attorno ai 15 anni.
HABITAT:
L'habitat
del cervo è costituito dalle zone boschive con presenza di
radure, generalmente in ambiente pianeggiante e di basse altitudini, successivamente la
specie si è sospinta in aree montuose od impervie per sfuggire alla
pressione demografica e venatoria.
E' stato inoltre introdotto in numerosi ambienti ai quali si è adattato perfettamente.
I
PALCHI:
I maschi si differenziano dalle femmine per le corna (palchi) imponenti e ramificate e rappresentano uno dei fenomeni biologocici più interessanti.
Ogni anno infatti alla fine di febbraio queste si staccano e cadono, subito sostituite da quelle nuove, che iniziano a ricrescere. Durante questa fase di riscrescita le corna sono ricoperte da una membrana detta “velluto”.
Alla fine di agosto e inizi di settembre perdono il loro rivestimento le corna sono complete e ormai pronte per la nuova stagione degli amori
Quanto alle dimensioni e al peso dei palchi si nota una considerevole variabilità individuale: la lunghezza va da un minimo di 70 cm. a un massimo, peraltro eccezionale, di 1.30 m. Il peso della coma, negli individui adulti, è in media di 4-6 kg. Con punte eccezionali al di sopra dei 12 kg.
ALIMENTAZIONE:
La ricerca del cibo viene effettuata di solito nelle ore notturne, in primavera gli animali divorano erbe fresche e tenere, germogli, le foglie novelle e i ramoscelli.
L'inverno
è certamente la stagione più triste e dura, poiché il terreno si
copre di
neve
e il suolo non produce più erba, mentre i rami non hanno più
foglie.
I cervi allora si accontentano delle cortecce, di arbusti e delle radici scavate penosamente a colpi di zoccolo.
RIPRODUZIONE:
Da metà settembre a metà ottobre inizia la stagione degli amori. In questo periodo, i maschi, che solitamente vivono in piccoli gruppi, si separano e iniziano a sfidarsi mediante bramiti per rivendicare il possesso delle femmine. Avrà la meglio chi riesce ad intimorire con il suo verso gli altri rivali.
BRAMITO
Infatti, durante il periodo degli amori, i cervi maschi emettono un suono inconfondibile: il bramito. Si tratta di un ruggito profondo e risonante che risuona tra le chiome degli alberi, un richiamo d'amore che serve ad attirare le femmine e a marcare il territorio. Il bramito può essere udito a chilometri di distanza e rappresenta un vero e proprio spettacolo della natura.
La gravidanza dura 260 giorni, e di norma, ad ogni parto nasce un solo cerbiatto Il cucciolo ha il dorso pomellato (macchie bianche) per meglio mimetizzarsi fra i cespugli, dove rimane perfettamente immobile e non può essere avvistato da eventuali predatori poiché non emana odore.
LEGGENDA:
Spinto dalla sete, un cervo se ne andò ad una fonte; bevve e poi rimase ad osservare la sua immagine riflessa nell'acqua.
Della grandezza delle corna si sentiva tutto orgoglioso ma delle gambe non era soddisfatto, perché parevano scarne e fragili. Giunse un leone che lo inseguì.
Il cervo si diede alla fuga e senza alcun problema teneva a distanza il leone, ma quando giunse in una plaga boscosa, accadde che gli si impigliarono le coma nei rami, non poté più correre e venne preso.
Mentre stava per morire disse a se stesso: Me disgraziato, quelle gambe che dovevano tradirmi mi hanno offerto la salvezza, e mi tocca invece morire per colpa di quello in cui riponevo più fiducia e di cui andavo fiero.
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