Rifugio Sasso Bianco: escursione da Caracoi Cimai

Ammirare uno dei panorami più belli in assoluto sulle Dolomiti in completa solitudine! E' stato questo il tema della mia escursione al rifugio Sasso Bianco nei dintorni di Alleghe.
 
Muniti di mascherina e amuchina, decidiamo di effettuare questa escursione in un bel sabato di maggio, seguendo tutte le precauzioni dovute al corona virus. Precauzioni che in questa escursione non sono servite visto che non abbiamo incontrato nessuno in tutta la giornata. Meglio così? Beh forse si!

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rifugio sasso bianco


SI PARTE DA CARACOI CIMAI
Ma vediamo le cose con ordine. Punto di partenza per l'escursione al rifugio Sasso Bianco è il piccolo abitato di Caracoi Cimai. Da qui seguiamo il sentiero 682 che inizia a salire ripidamente nel bosco. La salita all'inizio è davvero tosta, ma per fortuna non è tutta così.

rifugio sasso bianco

rifugio sasso bianco

Arrivati all'altezza di un gruppo di baite con crocifisso in legno ci si può riposare su delle panchine ammirando una vista sublime sul Civetta e Pelmo. Ebbene si, ci voleva proprio!! Riposarsi ammirando un panorama del genere, non ha prezzo! Devo dirvi, comunque, che le visuali più belle sul Civetta sono sempre nel pomeriggio quando il sole bacia di completo la parete dolomitica.

rifugio sasso bianco


Riposati un po', continuiamo la nostra escursione sempre lungo lo stesso sentiero raggiungendo un altro piccolo gruppo di baite con vicino un laghetto. Qui abbiamo notato della gente aver passato la notte all'interno di questi piccoli bivacchi di legno! Beati loro!

rifugio sasso bianco

 
rifugio sasso bianco

DEVIAZIONE PER IL RIFUGIO 
Poco più avanti troviamo la prima deviazione: dritto si va alla cima del Sasso Bianco, a sinistra, invece, al Rifugio Sasso Bianco.

rifugio sasso bianco

Visto che in cima c'è ancora molta neve (cosa già prevista), seguiamo il sentiero per il rifugio che si intrufola sempre di più nel bosco seguendo l'andamento del versante della montagna. Il tracciato si fa sempre più stretto e selvaggio (spero le foto qui sotto diano l'idea), mi chiedo ad un certo punto se siamo nella giusta direzione ma, per fortuna, all'altezza di una forcella, troviamo dei cartelli e vediamo dall'alto il nostro rifugio! Ah ne manca ancora di strada!! Ora bisogna scendere!

rifugio sasso bianco


rifugio sasso bianco



alleghe

RIFUGIO SASSO BIANCO
In una ventina di minuti completiamo tutto il dislivello negativo per raggiungere un pianoro erboso dove è situato il rifugio Sasso Bianco. Cosa posso dire? Beh una vista che lascia senza fiato! Ne ho visti molti di posti sulle Dolomiti e devo dire che questo è uno dei più belli. E sapete una cosa? Tralasciando il fatto che il rifugio sia chiuso (non solo per il corona virus, ma anche durante i tempi felici non apre regolarmente), non c'è nessuno! Tutto per noi! Incredibile come la gente sia fissata sempre sui soliti posti. Come dicevo prima, forse meglio così per quei pochi che si possono godere tale spettacolo.

rifugio sasso bianco


Per arrivare qui abbiamo impiegato 2h30 e 900 metri di dislivello.
Al rifugio Sasso Bianco facciamo la sosta per il nostro pranzo a sacco.

SI INIZIA LA DISCESA 
Ora è il momento di iniziare la discesa. A differenza dell'andata, il sentiero del ritorno è poco segnalato e passa dei tratti dove gli alberi sono crollati. Spero che venga fatta un po' di manutenzione al più presto.
In pratica, ritorniamo in salita nel punto in cui c'erano i cartelli e, invece di seguire il sentiero dell'andata, seguiamo le indicazioni per Bur e Bramezza.
Seguiamo sempre il sentiero in leggera discesa passando per le località di Tabiai de Ciamp e Forca e superiamo tutti gli alberi caduti.

rifugio sasso bianco

FRANA MONTE PIZ
Da qui raggiungiamo il punto in cui il Monte Piz franò a valle nel gennaio e nel maggio del 1771, formando così il lago di Alleghe. Qui c'è una panchina e un cartello vuoto dove forse qualcuno aveva intenzione di scrivere la storia.

rifugio sasso bianco

rifugio sasso bianco



CASERA BUR 
Dal punto osservazione della frana inizia una ripidissima discesa verso casera Bur, una casa che funge da punto di riparo per le emergenze, e continuiamo su sentiero fino a un bivio. Da questo punto in poi la segnaletica sparisce (un classico della zona) e l'escursione dipenderà dal nostro orientamento!

rifugio sasso bianco


Noi volevamo andare a Bramezza per poi risalire a Caracoi Cimai, ma , al bivio,  siamo andati a sinistra allontanandoci completamente dal paese. 
Ma forse è stato meglio così. Andare a Bramezza, come consigliano tanti siti, significa scendere molto di dislivello per poi rifarlo di nuovo in salita. Dopo una giornata di cammino non è il massimo. Soprattutto per vedere un paese abbandonato.

rifugio sasso bianco


Il nostro sentiero, invece, prosegue in maniera pianeggiante, superando un ruscello, e si unisce poi al sentiero dell'andata. Da qui inizia la ripida discesa verso Caracoi Cimai.
I TURCHI SULLE DOLOMITI
Pensate che questi paesi, Caracoi e Bramezza, furono i luoghi di detenzione  dei prigionieri turchi dopo la Battaglia di Lepanto. A confermare questo fatto è la strana somiglianza tra i nomi “Caracoi” e “kara köy”, ovvero “Villaggio Nero” in turco. Alcune case in effetti hanno dei motivi architettonici un po' orientali.


rifugio sasso bianco

Giunti a Caracoi Cimai il Civetta si fa vedere in tutta la sua bellezza!
Vi avevo detto che il pomeriggio sarebbe stata l'ora migliore per osservarlo. Non avevo ragione??


3 commenti:

  1. Si respira proprio un'aria di pace! Un luogo magico e perfetto per ritrovare l'armonia dopo il duro periodo appena trascorso (e purtroppo ancora non terminato!).
    Grazie dei tuoi suggerimenti Andrea e felice inizio settimana

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  2. Grazie del post che mi è stato di ispirazione per la mia escursione. Ho fatto cinque giorni e quattro notti su per l'Auta, Franzei e le baite della valle del Biois ma devo ammettere che hai perfettamente ragione: arrivare al Sasso Bianco è qualcosa di indimenticabile. Uno dei più bei posti che abbia mai visto in quasi trent'anni di escursioni, per la solitudine, la dolcezza del paesaggio dominato dal Civetta e non ultimo per alcuni particolari costruttivi del piccolo rifugio come i sassi multicolore del muro del rifugio, portati uno ad uno dal proprietario fin quassù dalle rive del torrente Cordevole. Che meraviglia! Grazie e alla prossima. Martino

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