L'attentato di Sarajevo del 1914 con l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo da parte di Gavrilo Princip, fu la causa e il motivo che fece esplodere la prima guerra mondiale.
Nel blog vi ho parlato molte volte delle escursioni trekking da fare sui luoghi della Grande Guerra, dei forti da vedere e delle conseguenze post conflitto (vedi italianizzazione forzata Alto Adige). Con il post di oggi andiamo alla scoperta della scintilla che ha fatto scoppiare tutto questo: l'attentato di Sarajevo.
GIORNO DI SAN VITO
E' il 28 giugno 1914, il giorno di San Vito a Sarajevo. Raccontano che nella storia dei popoli slavi tutto accadde il giorno di San Vito, il Vidovdan: l'inizio di cinque secoli di dominazione ottomana nel 1389, Sarajevo, sino all'ultimo 28 giugno 1991 quando l'esercito iugoslavo accerchia la Slovenia che si è appena proclamata indipendente.
Ed è l'inizio della fine della Iugoslavia moderna.
VISITA A SARAJEVO
L'arciduca erede dell'impero austroungarico, Francesco Ferdinando, visita Sarajevo con la moglie, la contessa Sofia di Hohenberg, una boema di rango inferiore.
Il corteo si muove alle dieci del mattino, in testa l'autovettura del sindaco e il commissario di polizia, poi l'auto scoperta con la coppia imperiale e il generale Potiorek, comandante della Bosnia Erzegovina.
L'arciduca indossa l'alta uniforme di generale di cavalleria. Si dice che abbia problemi di linea. Infatti, quando deve mostrarsi in pubblico si fa quasi cucire addosso la giacca, i bottoni sono fissi.
La contessa veste un abito bianco stretto alla vita da una fascia rossa con i fiori e un cappello bianco.
Francesco Ferdinando ha 50 anni, alto, possente gli occhi azzurri, i baffi all'insù, collerico, di poca cultura.
E' destinato a prendere il posto di Francesco Giuseppe, il vecchio imperatore ultraottantenne, marito di Sissi, sul trono da 66 anni, che è il mito vivente di un'epoca che non vuole tramontare, ”imperatore per grazia di Dio e dei cannoni”.
L'Europa è in pace dal 1870, da allora i cannoni hanno tuonato soltanto per annunciare la nascita di principi.
Alle 10 del mattino di quel 28 giugno una bomba sfiora l'auto dell'arciduca ed esplode sotto la vettura del seguito, occupata dagli ufficiali.
Il corteo prosegue, Francesco Ferdinando vuole dimostrare di non aver paura, ordina di dirigersi per il pranzo ufficiale nel Kanak, il serraglio dell'antica moschea imperiale.
GAVRILO PRINCIP
Sul ponte che attraversa la Miljacha risuonano gli spari, proprio mentre transita la grossa”Graf&Stift”. Lo studente liceale Gavrilo Princip si fa strada fra la folla, estrae dalla tasca della giacca una pistola “Browing” e fa fuoco sulla coppia. Lei muore sul colpo, i soccorsi all'arciduca sono difficoltosi, si accorgono con ritardo che devono tagliare con una spada la giacca.
Princip è subito catturato, non rivela i nomi dei complici, si limita a rispondere: ”ora fate di me quello che vi pare”. Gli uomini del complotto sono sette, tutti appartenenti all'associazione segreta “ la mano nera”.
Si sono appostati in sette punti differenti lungo il tragitto del corteo.
Avevano un solo ordine: ”Non lasciarsi prendere vivi per nessuna ragione al mondo”. In tasca ognuno aveva una bustina di cianuro.
Con l'attentato di Sarajevo i giovani nazionalisti serbo-bosniaci erano convinti di colpire l'Austria, colpevole di impedire la Serbia di unire tutti i fratelli in una Grande Serbia, senza curarsi del prezzo che chi stava fuori da questo cerchio avrebbe pagato.
Tre mesi dopo l'attentato di Sarajevo i sette sono processati, quando già la guerra ha provocato mezzo milione di morti. Quattro imputati sono condannati alla pena capitale, tre all'ergastolo perché minorenni : Cubrilovic, Popovic e Princip. I primi due saranno liberati nel 1918: uno avrà la cattedra di storia moderna all'università di Belgrado, l'altro il posto di direttore del museo di Sarajevo.
Princip morirà di tubercolosi in carcere alla vigilia del crollo dell'Austria, dopo aver tentato due volte il suicidio.
Sarà celebrato come eroe: il posto dell'attentato porta il suo nome, così pure una piazza e una via.
Sul marciapiede dal quale ha sparato sono state conservate le orme impresse dalle scarpe sul cemento fresco.
La notizia dell'attentato di Sarajevo piomba in una Vienna chiusa per ferie.
La coppia viene sepolta nel sotterraneo della piccola cappella del castello dove l'arciduca aveva trascorso l'infanzia. Vicini, come avevano chiesto: per Sofia non c'è posto nella Cripta dei Cappuccini, riservata a,i membri di sangue imperiale.
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