Tra le testimonianze più
suggestive della Grande Guerra sull'altopiano dei 7 Comuni, il Forte Coldarco, noto anche come
"Fortino Stella", è un'opera militare risalente ai primi
del '900 che domina la Valsugana - Valbrenta, offrendo un affascinante sguardo su
un passato segnato dal conflitto e dalla difesa strategica del
territorio.
Dopo la mia escursione sul Monte Lisser, a Enego, ho deciso di non rientrare subito a casa e di fare invece una breve passeggiata a questo forte. È stata un'ottima occasione per scoprire un pezzo di storia dell'altopiano dei Sette Comuni.
Situato lungo la strada provinciale 76, tra Primolano ed Enego, il forte è una tappa imperdibile per gli appassionati di storia e di escursioni in montagna.
Come Raggiungere il Forte Coldarco
Dal tornante 16 della SP76, prendete la strada per Coldarco di Mezzo. Dopo circa 500 metri, troverete un incrocio: qui tenete la destra e proseguite per altri 200 metri fino al parcheggio.
Passeggiata
Da qui è possibile continuare solo a piedi, imboccando il sentiero che parte direttamente dal parcheggio e che scende fino a raggiungere una stradina forestale.
Da questo punto, prendete il sentiero a sinistra, e in pochi minuti raggiungerete l'ingresso del forte. Il percorso richiede circa 10 minuti di cammino e copre un dislivello di 70 metri.
Se preferite, è possibile partire direttamente da Enego, ma, avendo appena concluso l'escursione sul Monte Lisser, ho scelto un percorso più breve.
La Batteria in Caverna
Costruita tra il 1912 e il 1914, la batteria in caverna di Coldarco aveva l’obiettivo di rafforzare le difese dei forti Lisser e Cima Campo, proteggendo la Valsugana dalle incursioni.
La struttura è composta da una galleria principale, da cui si diramano cinque gallerie minori, ognuna delle quali termina in una piccola casamatta con una piastra in acciaio nichel.
Questi punti strategici ospitavano originariamente pezzi di artiglieria da 75A montati su affusti a candeliere, posizionati per monitorare e battere il fondovalle.
Sul lato sinistro della galleria principale, le riservette per le munizioni erano ben nascoste, garantendo accesso rapido e sicuro alle scorte in caso di attacco.
L'intero fortino era rivestito in calcestruzzo con canalette per il drenaggio dell’acqua, convogliata in una cisterna situata a destra dell’ingresso.
Consiglio di indossare scarpe comode perchè all'interno c'è molta umidità ed è scivoloso.
Il Cannone da 75A
Il pezzo d’artiglieria da 75A era un cannone a tiro rapido, progettato per sparare granate e shrapnel a distanze variabili tra 3,7 e 8 chilometri, con una velocità di 500 metri al secondo.
L’affusto a candeliere permetteva una notevole agilità nel puntamento e nel brandeggio, rendendolo ideale per colpire sia obiettivi in fondovalle che truppe di fanteria nemiche.
Il sistema di protezione comprendeva anche piastre di acciaio nichel che chiudevano gli accessi alle postazioni di fuoco, offrendo riparo agli artiglieri.
L’Abbandono e la Riconversione del Fortino
Dopo la prima guerra mondiale, il fortino fu disarmato, e negli anni successivi venne utilizzato dai genieri italiani per distruggere munizioni inesplose recuperate sull’Altopiano, danneggiando irreparabilmente la pavimentazione e i rivestimenti interni.
Oggi il Forte Coldarco rimane una testimonianza silenziosa, un luogo di memoria e riflessione immerso in uno scenario unico.
L’escursione al Fortino Coldarco non è solo un percorso nella natura, ma anche un’immersione nella storia, ideale per completare una visita a Enego oppure dopo una'escursione in zona.
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