A Villa
Giusti, nei pressi di Abano Terme, lungo la strada verso i Colli Euganei,
furono condotte le trattative per la conclusione di un armistizio fra
il Regno d’Italia e l’Impero Austro-ungarico, ponendo così fine
alla Grande Guerra. Queste trattative, portate avanti da due
Commissioni militari, iniziarono il 1 novembre 1918 e si conclusero
nella tarda serata del 3 novembre.
PADOVA,
CAPITALE DELLA GUERRA E DELLA PACE
Villa Giusti
non venne scelta a caso. Vittorio Emanuele III di Savoia, Re
d'Italia, vi aveva risieduto dal novembre 1917 sino al gennaio 1918,
quando il suo Comando Generale era in fase di trasferimento dal
centro di Padova a Lispida ai piedi dei Colli Euganei, allo scopo
di evitare alla popolazione civile della città i bombardamenti aerei
che già allora erano assai pesanti
La villa,
appartenuta alla famiglia Capodilista fino alla metà del ‘700,
dopo numerosi passaggi era divenuta proprietà del Conte Giusti
del Giardino, che fu Sindaco e Presidente della Provincia di
Padova, nonché Senatore del Regno. Da lui passò alla moglie,
la Contessa veneziana Giulia Bianchini d’Alberigo, sua cugina in
secondo grado, e da lei ai pronipoti attuali proprietari.
L'ARMISTIZIO
In accordo
con gli alleati, l'Italia sottopose all'Impero
asburgico un armistizio che si basava sulle
richieste del Patto di Londra. Veniva quindi richiesto
il diritto dell'esercito di occupare tutte le terre austro-ungariche
sul litorale adriatico, la riduzione
dell'esercito a 20 divisioni, la consegna del
50% dell'artiglieria in loro dotazione, la
liberazione immediata dei prigionieri e il ritorno in Germania delle
truppe tedesche entro due settimane.
L’armistizio
di Villa Giusti fu decisivo per la fine del conflitto poiché provocò
un deciso indebolimento dell’Impero Germanico che non intendeva
aderire ad alcuna trattativa di pace trovandosi ancora in notevole
vantaggio territoriale lungo il fronte francese.
CHI
PARTECIPO'
La
Commissione italiana era diretta dal generale
Pietro Badoglio; l’interprete fu Giovanni
Battista Trener, cognato di Cesare Battisti.
La parte austro-ungarica era presieduta dal generale Viktor Weber
Edler von Webenau; fra i componenti, il Principe di Liechtenstein in
rappresentanza dell’Imperatore Carlo I “il Santo”, di cui vi
avevo già parlato nell'escursione alla Busa
dei Capitani e Firma dell'Imperatore.
Attraversate le linee di guerra in Val
Lagarina presso Serravalle il
30 ottobre 1918, i rappresentanti
austro-ungarici furono trasportati in automobile, in un
difficile viaggio interrotto anche da una foratura, direttamente a
Villa Giusti, dove vennero alloggiati fino
alla mattina del 4 novembre.
Le
trattative furono difficili e molto dure, con un intenso scambio
di telegrammi fra le Commissioni, gli Stati Maggiori, i Governi e i
Sovrani, e con tanti scontri fra i Commissari. In seguito al più
grave dei contrasti, il 3 novembre pomeriggio, il generale
Badoglio ordinò di sospendere i negoziati e di ricominciare con
l’offensiva militare. Il generale Weber sapeva che l’esercito
austro-ungarico era in disfacimento e che le truppe erano alla fame.
Confortato dall’opinione favorevole del suo Imperatore, decise
d’autorità di firmare il trattato, che ebbe validità a
partire dalle ore 15 del 4 novembre. Un ritardo che ebbe come unico
risultato quello di condannare alla prigionia centinaia di ex soldati
asburgici, allo sbando, senza ordini e senza più nemmeno una
patria, sopravanzati e catturati dagli italiani prima di oltrepassare
le Alpi. Il trattato d’armistizio, pubblicato il 7 novembre
1918, prevedeva gravissime sanzioni militari per l’esercito
austro-ungarico, che doveva consegnare quasi tutti gli armamenti
pesanti e leggeri e quasi tutte le unità navali ancora presenti nei
porti.
Quando la
firma dell'armistizio fu confermata, un alpino issò una bandiera
italiana su un albero della villa, perchè si potesse vedere da
lontano, e il parroco della chiesa di Santa Maria in Mandria, fece
suonare le campane a distesa.
VISITA
DELLA VILLA
Le sedute
delle due Commissioni d’Armistizio si svolsero nella sala
centrale al primo piano allora una semplice sala situata fra le
camere da letto.
Qui sono
custoditi quasi tutti gli arredi presenti all'epoca: il tavolo
su cui fu firmato l’Armistizio, con una placca bronzea a ricordo
dell’evento; due coppie di consolles su cui sono allineati
residuati bellici e un tavolino laccato in nero, nel tipico stile
“povero” di fine ottocento. Attorno al tavolo, quattro
seggiole nere di stile Thonet, delle quali una ha le gambe più
corte, caratteristica che una voce popolare attribuisce al fatto che
Vittorio Emanuele III, per la bassa statura, quando era in divisa non
riuscisse a toccare terra se seduto su una seggiola d’altezza
normale. In una teca sono custoditi la bandiera che venne
issata dall'alpino e il tappeto che copriva il tavolo, ancora
macchiato dell’inchiostro, del tè e del vino usati dai membri
delle Commissioni durante le lunghe sedute.
Lungo lo
scalone d’accesso alla sala si possono osservare vari diplomi
attestanti l’attività civile dei membri della famiglia, una
collezione di cartoline “reggimentali”, le foto originali del
giuramento da Senatore di Vettor Giusti del Giardino e della seduta
del Senato del Regno d’Italia in cui al Presidente del Consiglio
Antonio Salandra venne affidato il potere di dichiarare la guerra
all’Impero Austro-ungarico.
Villa
Giusti è visitabile solo su richiesta oppure durante le giornate di
apertura del FAI. In particolare merita una menzione
l'iniziativa “Fai un giro in Villa”, un festival laboratorio
del vivere la Villa Veneta, che ha l'obiettivo di trasformare le ville in luoghi accoglienti capaci di dialogare, non solo con il tessuto urbano nel quale si trovano, ma anche con la cultura, il sistema produttivo e l'economia del territorio.
Sempre a tema primo conflitto mondiale, vi consiglio di leggere il mio post dedicato al riassunto della prima guerra mondiale, all'attentato di Sarajevo, ai migliori itinerari della Grande Guerra, le Battaglie dell'Isonzo e la sezione del blog dedicata Grande Guerra.
ALTRE COSE DA FARE IN ZONA:
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