Le tombe del Milite Ignoto, tra cui anche l'Altare della Patria a Roma, sono tombe simboliche che contengono i resti di un militare morto in guerra, il cui corpo non è stato identificato e che si pensa non potrà mai essere identificato.
Dopo la Grande Guerra troppi morti rimasero senza identità. Così il “milite ignoto” del quale non è rimasto un nome e molto spesso nemmeno il corpo, divenne l'oggetto di un culto collettivo.
Il lutto privato dovette divenire quindi il lutto di un Paese e trasformarsi in un consenso alla Patria. Il “milite Ignoto” rappresenta quindi il sacrificio di un intero popolo.
L’idea di trasportare dal campo di battaglia in Patria la salma di un soldato ignoto e di seppellirlo nella capitale, nel più importante tempio del Paese, era nata appunto contemporaneamente in Francia e in Inghilterra.
In Italia, il luogo dove fu scelta la salma del “Milite Ignoto” fu Aquileia, antica cittadina del Friuli Venezia Giulia, nata come porto fluviale romano sul Natisone.
Come è stato scelto il Milite Ignoto
Undici furono le bare che accolsero i resti di sconosciuti morti in vari punti del fronte: Rovereto, Dolomiti, Altopiano di Asiago, Monte Grappa, Montello, Basso Piave, Cadore, Gorizia, Basso Isonzo, San Michele, tratto da Castagnevizza al mare.
Il 28 ottobre una madre ebbe il compito di scegliere la salma dell'Ignoto da tumulare a Roma nell'Altare della Patria.
A scegliere fu Maria Bergamas, di Gradisca d'Isonzo, madre del volontario Antonio morto in guerra e disperso. Sottotenente di fanteria, irredento, aveva disertato per arruolarsi nell'esercito italiano, caduto a Monte Cimon il 18 giugno 1916.
Il Viaggio in treno verso Roma
Scelta la bara, inizia il lungo viaggio verso Roma. Le altre 10 bare vengono sepolte nel cimitero di Aquileia.
Un treno percorse nel 1921 il Friuli, il Trentino e il Veneto, lentamente, solennemente. Poi giù fino a Roma dove arrivò il 4 novembre, giorno dell'anniversario della Vittoria.
Il treno era composto da 17 vagoni e guidato da ferrovieri che furono decorati in guerra. Si muoveva scortato da grandi invalidi da Udine a Treviso, fino a Venezia dove il patriarca La Fontaine benedì la bara.
Poi Mestre, Padova, Abano Montegrotto. A Rovigo il convoglio transitò di notte e la gente lo accolse con torce accese.
Da Ferrara a Bologna, Firenze, poi passando per monti, fiumi e pianure fino a Roma. Ovunque una banda, i reduci, i mutilati, i decorati della zona.
A Roma alla stazione Termini ci furono il re e il governo. La bara del Milite Ignoto venne trasportata a Santa Maria degli Angeli da un gruppo di decorati con medaglia d'oro. A fare da picchetto d'onore soltanto soldati decorati e più volte feriti.
Anche il Milite Ignoto aveva la sua medaglia: “Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigiò il suo coraggio nelle più cruenti battaglie e cadde combattendo senz'altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della Patria”.
Credits: libro la Guerra di Giovanni, foto da internet
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La sezione del blog dedicata alla GRANDE GUERRA
Mi raccontò tutto questo la mia nonna, lei aveva perso il papà nella Prima Guerra Mondiale e aveva quindi seguito la scelta della bara e il viaggio.
RispondiEliminaUn post molto interessante.
grazie!!
EliminaOnore e tristezza per i familiari
RispondiEliminagrazie Andrea per queste informazioni
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