Ernest Hemingway è uno dei personaggi più importanti all'interno del mio blog. Come per l'imperatrice Sissi, anche Hemingway ha passato in lungo e in largo gran parte dei luoghi presenti sul territorio, in fasi e in epoche diverse.
Con il post di oggi mi concentrò solo nella mia regione, il Veneto, poi, se un giorno avrò modo di sconfinare, aggiornerò questo post con nuovi contenuti (per le altre zone chiedete info agli enti del turismo).
Ernest Hemingway arrivò in Veneto per la prima volta il 9 giugno 1918, ancora diciottenne a Schio, ma ci tornò in molte altre occasioni per lunghi periodi fino alla sua morte.
BASSANO DEL GRAPPA – SCHIO
A Schio, assieme ad altri volontari della Croce Rossa, Hemingway alloggiava nel Lanificio Cazzola, chiamato dagli americani il “Country Club di Schio”.
Amava stare con la gente, sorseggiando vino all'Osteria Cantarana o alle Due Spade (l'unica ancora esistente) e nelle birrerie Stelle d'Italia e alla Fraschetta.
Venne inviato a Schio perchè la cittadina in provincia di Vicenza, circondata dalle Prealpi, era vicinissima al Monte Pasubio e alla Vallarsa, teatro della Grande Guerra.
Ripercorrendo i luoghi di Hemingway, vi consiglio di fare una visita anche alla vicina Bassano del Grappa, un piccolo gioiello ai piedi dell'Altopiano di Asiago e del Monte Grappa.
FOSSALTA DI PIAVE
La guerra sul campo Hemingway la visse sulla propria pelle due settimane più tardi, quando il 25 giugno venne spedito a Fossalta di Piave.
Qui entriamo nella storia della battaglia di Caporetto descritta in “Addio alle Armi” uno dei più celebri romanzi di tutto il Novecento, dove l'insensatezza della guerra emerge con drammatica potenza.
In questa ansa del fiume , nota come Buso Buratto, l'8 luglio 1918, Hemingway viene ferito mentre distribuisce ai soldati cioccolata e sigarette, da un colpo di mortaio e poco dopo dalle mitragliatrici degli austriaci.
Dato per morto, Hemingway si riprese quasi per miracolo: lo trasferirono in alcuni ospedali come Villa Toso a Casier, in provincia di Treviso o nell'attuale scuola di Fornaci, a Monastier, dove conosce don Giuseppe Bianchi (in Addio alle armi il cappellano militare).
A Fossalta di Piave è presente un itinerario da fare a piedi seguendo l'argine del fiume dove sono narrate gran parte di queste vicende.
Leggi il mio post: Fossalta di Piave itinerario Hemingway.
VENEZIA
La guerra segnò uno spartiacque anche nella vita dello scrittore che, nonostante tornato in patria venga insignito di medaglie e onori, iniziò a soffrire d'insonnia e cominciare a bere.
La Venezia dello scrittore inizia però prima, quando nel 1931 conobbe Giuseppe Cipriani dell'Harry's Bar, vicino a piazza San Marco.
Cipriani aprì da poco una locanda a Torcello, dove lo scrittore trascorse tanto tempo a caccia di anatre e selvaggina, oltre a scrivere testi per i suoi nuovi romanzi.
La finestra della sua camera dava sulla meravigliosa Basilica di Torcello e sul Ponte del Diavolo (vedi anche hotel con vista mozzafiato in Italia).
A Venezia invece alloggiò sempre all'Hotel Gritti, sul Canal Grande, dove diede un'ultima grande festa prima di tornare in America nel 1954.
Lo scrittore frequentò a Venezia la classe benestante, ma non disdegnava di stare in mezzo alla gente, come testimoniano le foto al Mercato del Pesce di Rialto che ritraggono Hemingway intento a prendere nota dei nomi esposti o intervistare qualche pescatore.
CAORLE
Le lagune del Veneto erano il suo luogo preferito dove staccare la spina, prendere il fucile e iniziare a cacciare.
La meta in questo caso era Caorle con le sue paludi, l'erba alta, i canneti e i canali punteggiati dai casoni dei pescatori.
CORTINA D'AMPEZZO
L'ultima tappa di questo itinerario sui luoghi di Hemingway in Veneto ci porta tra le montagne venete, nelle Dolomiti di Cortina d'Ampezzo, nell'autunno del 1948 e poi nell'inverno dell'anno successivo.
Lo scrittore e la moglie trascorsero qui buona parte del loro tempo alloggiando all'Hotel Concordia, frequentando anche l'Hotel de la Poste e il Caffè La Genzianella e affittando poi Villa Aprile per un Capodanno.
La notte prima di morire, nella casa di Ketchun nell'Idaho, Ernest chiamò la moglie Mary e intonarono insieme una canzone imparata a Cortina da Pivano che diceva “tutti mi chiamano bionda, ma bionda non lo sono. Porto i capelli neri”.
Dopo poche ore un colpo rimbomberà per tutta la casa, questa volta per sempre.
Era il 2 luglio 1961.
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VEDI ANCHE:
La sezione del blog dedicata al VENETO e alla GRANDE GUERRA
Bellissimo post Andrea! Grazie per avere condiviso con noi pagine di storia in luoghi bellissimi! Cristina
RispondiEliminagrazie mille!
Eliminagrazie per queste informazioni dettagliate!
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